venerdì 1 febbraio 2019

Recensione : Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità



L'amica Bloggoriccia quando va al cinema mi regala sempre la sua personale visione del film, eccola anche per voi!



Van Gogh non è un film biografico, sapevo che avrei visto una libera interpretazione del regista, artista egli stesso, di chi avrebbe potuto essere Van Gogh. Di cosa avrebbe potuto pensare un uomo tormentato, che trovava la sua pace solo dipingendo. 

Quello che mi ha colpito di questo film è innanzitutto l'utilizzo della macchina da presa. Il regista segue il suo personaggio, in corsa, negli occhi, attaccato. Segue i suoi piedi, come a volerne percorrere i passi, reali sulla terra e simbolici nell'arte. A tratti il regista diventa l'artista, guardando con i suoi stessi occhi. Le immagini a volte sono nette, altre volte sono sfocate, sfalsate, svaniscono nell'immaginario. È un film di luce, di terra, di aria, di erba. E poi ancora e soprattutto di luce, del sole pieno, del riverbero, del tramonto, del riflesso. La luce e la natura, che sole possono alleviare i tormenti di un animo visionario. 

Mi hanno colpito moltissimo le inquadrature continue sulle mani, sporche di terra e di colori, febbrili nel voler fermare su tela l'emozione di una visione, così vive e pulsanti nel toccare l'erba, i tronchi, il vento. Mani che ascoltano il divino. 

Le inquadrature sui piedi, rovinati dentro scarpe rotte e calze bucate, che percorrono chilometri per trovare pace, per trovare respiro. 

Le inquadrature degli occhi, NEGLI occhi, e bravissimo è Defoe negli sguardi, di tormento e gioia, di pazzia e consapevolezza. 

Sono uscita dal cinema un po' shakerata, la macchina da presa in movimento continuo regala un leggero senso di nausea. Ma permette allo spettatore di immedesimarsi e di immergersi nel personaggio, meravigliosamente interpretato e "sentito" da un Willem Dafoe per altro da poco visto in Aquaman. 

Se non amate i film lenti, non andate a vederlo. Se non amate i film con pochi dialoghi e tante immagini, non andate a vederlo. Se non amate i film che raccontano poco nell'intento di far vivere autonomamente qualcosa allo spettatore, non andate a vederlo. 

Se invece, senza aspettative, voleste vedere cosa POTREBBE aver sentito un pittore come Van Gogh, andate. Perché poi, a mio avviso, il senso del film sta tutto nelle mani di lui morto. Mani infine pulite, bianche, lisce, PURE, come quella natura e quel divino che hanno saputo riportare su tela. 

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